In sanscrito il termine Ego è definito come Ahaṅkāra (अहंकार), che tradotto significa “ciò che produce il senso dell’io” ossia ciò che ti fa sentire distinto dal resto.
Ora mi dirai, ma cosa c’era questo con lo yoga?
Fidati di me, continua a leggere e scoprirai cos’è il materialismo spirituale e perchè così tanti yogi occidentali ne sono affetti.
Indice dell'articolo
Come controllare l’ego per favorire la propria crescita personale
Come dicevo l’ego è ciò che distingue noi dagli altri, dunque non ha di per sé un ruolo negativo; diventa problematico quando l’io si identifica con qualità ed aspetti esterni della vita a scapito di quelli più intimi e profondi.
L’ego è ciò che ti fa sentire un essere superiore quando allinei perfettamente le anche e le braccia nella posizione del guerriero, ma anche una nullità quando vedi altri fare meglio di te.
Può sembrare un argomento distanze dallo yoga, invece ti assicuro che ne è parte integrante.
Hai idea di come esso possa influenzarvi durante una lezione? Sai riconoscerlo?
Ricorda: Maggiore attenzione presti all’ego, maggiore potere avrà di influenzarti.
L’ego non è sempre negativo, sia chiaro!
Spesso si utilizza il termine Ego con un’accezione negativa, ma è una funzione della coscienza e come tale ha un ruolo fondamentale nella nostra vita.
Ma devi imparare a discernere l’aspetto più utile da quello dannoso.
L’obiettivo è sviluppare un ego sano, che ti permetta di armonizzare quotidianamente la tua relazione con la società.
Per essere più chiari, l’ego diventa un problema quando il lavoro, le prestazioni atletiche, la vittoria o il fallimento ti autodefinisce.
Non sei quella vittoria né quel fallimento. Non sei il tuo lavoro, nè il risultato che hai ottenuto.
Diventa un atteggiamento normale credere che emozioni, ansie, successi e fallimenti definiscano quello che sei; è un modo di pensare che ti porta a vivere la felicità in funzione dei su e giù della vita.
Questo non significa che tu non debba gioire dei tuoi traguardi e successi quanto, come suggerisce Pantanjali, abbandonare gli ostacoli che creano squilibrio nella mente.
Hai idea di come si manifesti principalmente il nostro Ego durante una lezione di yoga?
Sai riconoscere le trappole che ci tende?
È un argomento molto complesso, ma ci tengo a dare qualche spunto di riflessione e magari ricevere i tuoi per poter continuare a scavare sotto la sabbia.
Poco tempo fa una mia maestra mi ha detto:
“Avvicinarsi allo yoga con consapevolezza è come scoprire l’inizio di un lungo filo nascosto dietro la porta: capisci che ti porterà da qualche parte, non sai dove, ma tu inizi a seguirlo perchè ti rendi conto che c’è qualcosa dietro alla semplice pratica quotidiana. Qualcosa che va oltre. E vuoi scoprire questo filo dove arriva!”
Eppure secondo uno studio dell’università del South Hampton chi pratica regolarmente yoga in occidente sperimenta spesso un forte irrobustimento dell’ego, dell’autostima e persino delle tendenze narcisistiche.
Questa apparente contraddizione che vive chi pratica yoga in Occidente è stata definita al maestro tibetano Chongyam materialismo spirituale.
Se vuoi approfondire l’argomento, ti lascio il link al suo libro. Clicca per acquistarlo.
Cioè vuol dire che devi smettere di fare yoga?
Ovviamente no, piuttosto devi imparare ad interiorizzare meglio l’esperienza con esercizi e meditazioni.
Sul mio blog ho pubblicato alcuni semplici esercizi da provare per iniziare a meditare! Clicca qui per scoprirli!
Inoltre mi chiedo: ma queste tendenze saranno davvero colpa dello Yoga o sono più in generale gli effetti della società in cui viviamo?
Le ritroviamo anche nelle scuole, nelle palestre, sul lavoro…
Vi propongo due esempi a cui portare l’attenzione:
A volte, e non è raro, la lezione può trasformarsi in una fiera di vanità: il corpo poco vestito, uno sguardoo fugace al vicino per valutare la sua prestazione, il tappetino all’ultima moda, le occhiate allo specchio per controllare se i capelli sono a posto.
Ci hai mai fatto caso?
Altre volte invece, soprattutto durante gli approfondimenti teorici, si diventa preda di un brusio interiore che ci spinge ad intervenire di continuo ripetendo costantemente la parola io.
Io sono, io credo, io mangio, io faccio, io pratico, io cambio, io evolvo, io mi sento, io voglio, io ho capito, io medito, IO!
In un modo o nell’altro ci siamo passati tutti.
Cosa puoi fare?
Innanzitutto imparare a riconoscere questo trappole dell’ego!
Se ti rivedi nelle mie parole non ti preoccupare, ne siamo stati tutti vittima, non sei sola\o!
Anzi ti assicuro che per me la parte più complessa è stata proprio rendermi conto dei meccanismi innescati dalla mente e prenderne consapevolezza.
…Ma soprattutto utilizza la pratica yoga per osservarti: respirazione, asana, meditazione sono tutte pratiche che richiedono di esercitare la medesima consapevolezza.
Uno dei primi passi fondamentali che lo yoga insegna è quello di creare l’abitudine ad un’auto osservazione.
Tieni conto che questa è una ricerca che ti seguirà per tutta la vita.
Come nella meditazione, a volte andrà meglio ed in altre andrà peggio, a volte divagherai e poi troverai di nuovo il tuo centro, ma senza colpevolizzarti.
E se, in una lezione di yoga, ti chiederanno di fare una posizione che reputi in quel momento non adatta a te (come una capovolta), chiedi all’insegnante una variante anziché ricominciare a competere con te stesso\a e con gli altri.
Non è questo lo spazio giusto per farlo.
Tu riesci a renderti conto quando scattano queste trappole nella tua mente?
Ecco a te 8 domande da porti per una maggiore consapevolezza
- Ti capita di sentirti superiore agli altri?
- Sai riconoscere i successi degli altri?
Non valorizzare solo i tuoi. - Ti senti spesso offeso da ciò che fanno le persone intorno a te?
Ricorda che hanno tutto il diritto di non essere come tu vorresti. - Senti il bisogno di avere sempre di più?
Prova ad apprezzare ciò che hai. - Vuoi vincere sempre?
Si impara anche dalle sconfitte. - Vuoi avere sempre ragione?
- Tendi ad attribuire agli altri la colpa del tuo malessere?
- Tendi a giudicare?
La maggio parte delle debolezze hanno bisogno di qualcuno per essere espresse.
L’attaccamento ha bisogno di un altro essere a cui attaccarsi,
la rabbia ha bisogno di un interlocutore,
l’avidità ha bisogno di qualcosa da possedere,
ma l’ego non ha bisogno di nessuno.
Che uno si senta chissà chi o una nullità, fa tutto da solo.
Essendo così forte, spesso non ci fa neppure rendere conto del fatto che domina la nostra personalità e le nostre azioni…
…ma possiamo iniziare a riconoscerlo ponendoci le giuste domande!