Intraprendi un viaggio nel cuore dello yoga e scopri il significato del Sankalpa: la chiave per sbloccare il tuo vero potenziale. Continua a leggere e scopri come questo potente strumento yogico possa aiutarti a realizzare i tuoi desideri più profondi e trasformare la tua vita.
Hai mai provato a coltivare un’intenzione? A mettere a dimora un seme nella tua mente e prendertene cura?
Ma di cosa sto parlando ti starai chiedendo..
Hai presente quando una stessa identica frase cambiare significato in base a l’intenzione con cui l’hai detta?
L’intenzione è il pensiero che muove l’azione, è la direzione verso cui cammini ed in base alla quale assumi comportamenti e decisioni.
Ciascuno di noi ha un’intenzione con cui agisce, ma non tutti ne siamo consapevoli.
Tu hai mai provato a coltivare un’intenzione?
A mettere a dimora un seme nella tua mente e prendertene cura?
Indice dell'articolo
Sankalpa: l’intenzione
Il termine “sankalpa” deriva dal sanscrito e in ambito yoga indica un’intenzione profonda e consapevole. Questo concetto si radica nell’idea di realizzare con autenticità e completezza i nostri progetti, allineandoli intimamente con il nostro io interiore.
Tu sei chi hai bisogno di essere e possiedi già in principio ogni mezzo per realizzare i tuoi desideri: tutto ciò di cui hai bisogno è focalizzare la tua mente e riconoscere la tua volontà al di là di ogni distrazione esterna.
Questo è lo scopo del corso “Sankalpa Week, Percorsi di Intenzione” all’interno di Yoga Espresso: darti i mezzi per un cambiamento reale e consapevole.
Il concetto di sankalpa affonda le sue radici nei testi fondamentali della filosofia yogica, quali i Veda e le Upanishad. Tuttavia, è stato il maestro Satyananda a rinnovarne l’importanza nella pratica yoga moderna, in particolare nel contesto dello Yoga Nidra, una tecnica di rilassamento da lui ideata.
Satyananda osservò che, durante lo Yoga Nidra, in uno stato di rilassamento profondo, la mente diventa eccezionalmente serena e aperta, creando il terreno ideale per accogliere e far crescere il seme dei nostri intenti, affondandolo nelle profondità del nostro essere fino alle radici dell’anima.
Pertanto, è comune che, in una sessione di Yoga Nidra, l’istruttore inviti i partecipanti a formulare un’intenzione, piantando così un proposito.
Questo seme d’intento, posto nel momento in cui la mente è più recettiva, ha il potere di rimodellare la nostra personalità e riorientare il corso della nostra esistenza.
Il sankalpa può essere quindi visto come un’idea nata dal cuore e ancorata nella mente, con l’obiettivo di trasformare la nostra vita a livello fisico, mentale, emozionale e spirituale.
Questa mia personale trasformazione si fonda su questa filosofia, nel tentativo di agire con maggiore consapevolezza, comprendendo l’intenzione dietro le mie scelte.
E che giorno migliore di oggi per piantare questo seme nella mia mente?
Nel cuore di ogni essere umano risiede un desiderio profondo, un seme di potenziale che aspetta di germogliare.
Nel suo abbraccio, il Sankalpa tiene la promessa di una trasformazione, un viaggio interiore verso la realizzazione del sé più autentico.
Un Ponte tra Cuore e Mente
Il Sankalpa non è una semplice intenzione o un obiettivo passeggero. È la voce del tuo cuore che parla: non stai solo impostando un obiettivo, ma stai ascoltando ciò che il tuo cuore desidera veramente, stai disegnando un percorso di vita che risuona con il nucleo più profondo del tuo essere.
All’inteno di Yoga Espresso troverai un intero corso dedicato a lavorare sul Sankalpa, in cui esploreremo come questo potente strumento possa essere usato per incanalare la tua energia vitale verso un cambiamento significativo.
È come piantare un seme nel terreno della mente e del cuore, nutrirlo con la pratica quotidiana e poi osservare con meraviglia mentre si sviluppa e cresce, portando fiori e frutti nella tua vita.
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La festa della luce
Il 2 febbraio la festa della luce, una ricorrenza antica per antiche genti..
Nel passato i popoli erano molto più attenti di noi ai mutamenti stagionali: la luce, rinata nel solstizio d’inverno, all’inizio di febbraio comincia a manifestarsi.
Questo era il periodo più difficile dell’anno, poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare, pertanto i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo nelle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.
Ed io personalmente, che ho sempre amato osservare il ciclo delle stagioni e l’armonia della natura, credo che giorni come questo abbiano l’arduo compito di ricordarci che dobbiamo fermarci un secondo e restare in ascolto.
Io ho dedicato una parte di questa giornata a prendermi cura di me con dei piccoli gesti: con una di tisana condivisa ed alcune pratiche di yoga.
Nel pieno dell’inverno gli elementi si preparano al prossimo cambiamento: il freddo è ancora pungente e sono frequenti le gelate notturne, ma il sole si sta avviando verso l’equinozio e così l’animo umano si prepara al prossimo risveglio della natura.
Nell’antica roma il mese di febbraio era dedicato alla purificazione, così come indica il significato stesso del nome: febbraio cioè febbruare, purificare.
Nello yoga le tecniche di purificazione si chiamano Kriya ed in particolare ce n’è una dedicata alla purificazione degli occhi, attraverso l’utilizzo di una candelina, che io amo fare.
La seconda tecnica di purificazione che ho utilizzato è attraverso il pranayama, ossia la respirazione a narici alternate.
Ho dedicato l’ultimo parte della mia giornata alla meditazione, per liberare la mente da tutto ciò che non serve.
Perché dedicare un’intenzione alla pratica yoga?
Dedicare un’intenzione alla pratica aiuta a dirigere lo sguardo fisico e mentale ad un obiettivo preciso.
Che sia semplice o ambizioso non è rilevante, l’importante è sviluppare la consapevolezza necessaria per delineare la direzione da seguire.
Lo yoga consente di visualizzare l’obiettivo e di creare la strada da percorrere per realizzare la nostra intenzione.
Durante il rilassamento in Shavasana chiediamoci di cosa abbiamo bisogno davvero per essere felici.
Perdere peso? Un nuovo lavoro? Un partner migliore?
Questi sono solo i desideri del nostro Ego.
Prova ad andare più a fondo: ogni desiderio superficiale è la maschera di una necessità più grande nascosta in profondità che riflette i bisogni del nostro essere.
Facciamo un esempio: Il tuo desiderio è perdere peso, ma come ti sentiresti se raggiungessi il tuo obiettivo?
Ti ameresti di più, avresti più rispetto per te, ti sentiresti più libera! Allora il vero Sankalpa non è “voglio perdere peso” ma “voglio amarmi di più e sentirmi più libera“.
Staccati dalla superficie e raggiungi la profondità.
Sankalpa riflette l’essenza del qui ed ora ed è per questo motivo che è bene individuare la nostra intenzione volgendo tutto al momento presente, mai al futuro.
Per esprimere l’intenzione (‘Sankalpa’) in modo efficace, usando parole chiare, al tempo presente ed utilizzando termini positivi.
Prenditi la totale responsabilità della tua intenzione, abbi fiducia nel processo e non dubitare del miglioramento che avviene ogni volta che poni il Sankalpa al centro della tua pratica.
Ad esempio, invece di pensare “voglio essere più generoso, voglio essere più comprensivo” è bene dire “io sono generoso e comprensivo“. In questo modo la nostra mente considera il fatto come già avvenuto, dato che non riconosce il distacco tra futuro e presente.
Durante la meditazione, pianta il tuo seme e lascialo germogliare. Approfondisci cosa risieda alla base dei tuoi desideri più superficiali e scopri i tuoi reali desideri.
Tuttavia è importante evidenziare che il sankalpa non è uno strumento per ottenere il soddisfacimento di bisogni materiali, e che non dovrebbe mai essere riferito ad un qualcosa di quel genere, come ad esempio: “ho intenzione di comprare una nuova macchina”, o “voglio acquistare quel vestito strepitoso che ho visto in offerta su Instagram“.
Non si tratta di questo.
Lo scopo del sankalpa è quello di aiutarci a cambiare quegli aspetti della nostra personalità che ci fanno soffrire e che ci impediscono di progredire nel nostro percorso di crescita e di sviluppo come esseri umani.
Magari siamo vittime di una cattiva abitudine e non riusciamo a liberarcene.
O magari vorremmo riuscire ad essere più pazienti e comprensivi con noi stessi e le persone che ci circondano.
Magari vorremmo essere più sicuri di noi stessi, o più sensibili ai problemi degli altri.
L’elenco delle possibilità è infinito ed estremamente personale.
Nelle Upanishad così c’è scritto
Tu sei il tuo desiderio più profondo (Sankalpa)
Il tuo desiderio è la tua intenzione
La tua intenzione è la tua volontà
La tua volontà è la tua azione
La tua azione è il tuo destino
Trovare il desiderio più profondo dentro di sé significa aiutare a scoprire il proprio destino.
Questo processo non è semplice, richiede un’intensa autoanalisi e la capacità di distinguere tra desideri superficiali e quelli che risiedono nel profondo del nostro essere.
I desideri superficiali sono spesso influenzati da fattori esterni come aspettative sociali, pressioni familiari o desideri materiali.
Al contrario, i desideri profondi sono intimamente legati alla nostra essenza e verità interiori. Essi riflettono le nostre passioni autentiche, i nostri valori fondamentali e ciò che ci dà un senso di scopo e soddisfazione nella vita.
Scoprire questi desideri profondi non è un atto istantaneo, ma un percorso che può richiedere tempo e riflessione. Spesso, ciò comporta esplorare esperienze passate, riconoscere schemi ricorrenti nelle nostre scelte e ascoltare la voce interna che spesso viene soffocata dalle responsabilità quotidiane e dal rumore del mondo esterno.
La meditazione e la scrittura riflessiva possono essere strumenti utili in questo percorso.
Una volta identificato il desiderio più profondo, sarà più semplice allineare la propria vita con esso.
È un processo che richiede coraggio, poiché seguire il proprio destino può a volte andare contro le aspettative altrui o la sicurezza di percorsi più conosciuti.